Per l'artista
tradizionale, l’arte non è un dono, ma conoscenza da acquisire e,
perciò,
l’arte
tradizionale non è “auto-espressiva”.
Così come avveniva
nell’arte medievale europea e nell’arte orientale, l'artista
islamico non firmava le opere che produceva. L’identità
dell'artista non era di alcuna rilevanza per il mecenate islamico,
che esigeva solamente un uomo a sua disposizione, un
artista-artigiano, a cui commissionare il lavoro.
L'artista islamico e
tradizionale fu dunque anonimo e raramente firmò con il suo nome:
era il prodotto del suo lavoro che importava, non la sua persona.
I fondamenti
dottrinali dell'estetica islamica si trovano nei seguenti detti del
Profeta(pbsl): "Dio è bello e ama la bellezza";
"Dio ha
iscritto la bellezza in tutte le cose";
"Dio desidera
che, se fate qualcosa, sia fatta alla perfezione";
"Il Lavoro è
una forma di preghiera".
La cura del proprio
lavoro, che porta a creare oggetti belli, ben fatti e finalizzati,
diventa quindi una forma di preghiera e un obbligo religioso che
l'artista adempie facilmente attraverso l'aderenza alla fede e al suo
credo.
Il Corano stesso
attribuisce primaria importanza al conseguimento della bellezza in Architettura e
nell’Arte in generale quando, affermando l’importanza della
bontà, verità e conoscenza, enfatizza i “Begli Atti”.
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