mercoledì 5 giugno 2013

Irrappresentabilità



La conoscenza dell’Arte islamica non può dirsi completa se non si affronta il tema dell’irrappresentabilità di Dio e quello della rappresentazione della figura umana.


particolare Moschea della Roccia Gerusalemme


Studiosi e non, in Oriente e in Occidente, credono che l’arte figurativa nell’Islam sia proibita, o quantomeno tollerata, solo dai Musulmani sciiti.In Occidente, quando si parla di Arte figurativa islamica, si pensa solo alle miniature iraniane che, a causa della loro diffusione, sono diventate la forma di arte figurativa islamica più conosciuta (e per molti la sola Arte islamica).


Gerusalemme-Cupola della Roccia



In realtà, nel mondo arabo, la rappresentazione figurativa fu coltivata fin dall'inizio dell’Islam, in forma spettacolare e monumentale, come possiamo vedere nei mosaici della Moschea della Roccia a Gerusalemme e della Grande Moschea degli Omayyadi a Damasco.


moschea degli Omayyadi a Damasco




Albero della Vita - Moschea degli Omayyadi  a Damasco 



Le arti della calligrafia e dell'astrazione non si svilupparono nel mondo musulmano per compensare o sostituire l'immagine vivente e proibita, ma fiorirono in parallelo alla pittura figurativa. Scrittura e pittura erano rami della stessa arte: il calligrafo e il pittore usavano il calamo nella stessa maniera.
La proibizione della rappresentazione della figura umana nell’Islam non si applica alle immagini eseguite a scopo decorativo, si applica solo all'immagine della Divinità che è irrappresentabile (pratica già radicata nel monoteismo abramico che si oppone al politeismo idolatra).
 Le due frasi attribuite al Profeta:
“Nel giorno del Giudizio agli artisti potrebbe essere chiesto di ricreare le loro opere; e, se non riusciranno, saranno puniti severamente”-“Quelli che saranno puniti più severamente da Dio nel giorno del Giudizio saranno i pittori e gli scultori".
Le frasi che hanno ispirato regole relative alla rappresentazione della figura umana, furono spesso interpretate erroneamente come una proibizione assoluta.
L’Islam è una religione basata sulla logica, la motivazione che sta dietro ai detti profetici era di evitare l'idolatria, non di scoraggiare la creatività artistica.
La proibizione riguardava solamente statue e ritratti eseguiti a scopo di venerazione ed in luoghi di preghiera.
Le frasi del Profeta(pbsl) furono pronunciate in un periodo di idolatria e servirono a dissuadere i nuovi convertiti all’Islam dall’essere blasfemi e dal venerare le immagini invece della divinità. Quando questa condizione viene meno, allora il dipinto figurativo e la scultura, divenuti uguali all’arabesco non-figurativo, sono totalmente accettabili.
Come potremmo accettare, se così non fosse, il fatto che il Profeta(pbsl), entrando nella Kaaba dopo la caduta della Mecca, avrebbe coperto il ritratto di Maria e Gesù con le sue mani per proteggerlo dalla distruzione mentre, seguendo le sue indicazioni, i Musulmani stavano facendo a pezzi e cancellando statue e immagini di idoli pagani?
E come avrebbe Maometto(pbsl) permesso a sua moglie Aisha di tenere un cuscino con figure di animali nella sua stanza? E l’ortodosso e rigoroso Califfo Umar avrebbe usato un incensiere decorato con figure, che aveva portato dalla Siria, per profumare la moschea a Medina?
In conclusione: un'immagine qualunque è riconosciuta come un elemento dell’Arte profana, purché non rappresenti né Dio né il volto del Profeta(pbsl), mentre le figure umane sono accettabili ovunque eccetto nei luoghi di preghiera.
La ritrattistica di messaggeri divini, profeti e santi, è evitata per due ragioni, primo, per impedire alle loro immagini di diventare oggetti di idolatria, secondo, perché nessuna riproduzione potrebbe veramente rappresentare alla perfezione le qualità dei santi, uomini e donne.
L'arte figurativa può inserirsi perfettamente nell'universo dell’Islam e può partecipare direttamente all'economia spirituale della religione, a patto che non ecceda i giusti limiti.
Delle tre grandi religioni “missionarie” -Buddhismo, Cristianesimo e Islam- impegnate ad indirizzare il mondo e gli uomini verso Dio, ognuna secondo i propri mezzi, il solo Islam ha rifiutato di servirsi a questo scopo del sussidio dell'arte pittorica. Si potrebbe aggiungere a conclusione che il rifiuto della rappresentazione figurativa naturale nell'Islam non è basato su una proibizione legale iscritta nel Corano, essa esprime il rifiuto a vedere l’uomo sostituire se stesso al Creatore nel tentativo di imitare le forme naturali. In sé, l'atto creativo dell'artista non è considerato perfido o detestabile, come alcuni storici dell’arte ritengono; è anzi piuttosto il contrario, poiché Dio stesso usa l'esempio del vasaio che modella l'argilla per indicare il Suo proprio atto creativo: "ha generato l'uomo di argilla,
come il vasaio". Può diventare colpa e peccato solo se l’opera che ha creato dà all’uomo (all’artista umano) l'illusione di avere aggiunto egli stesso qualcosa alla creazione, e genera in lui la tentazione di vantarsi, cosa che nell'Islam è considerata come il peggiore di tutti i peccati, poiché ha l'effetto di porre la creatura a livello del Creatore.
E’ dovuto inoltre alla sensibilità religiosa dei musulmani, timorosi che alla riproduzione delle forme umane possa corrispondere il peccato di idolatria, proibito dal Corano, e che nell'arte come imitazione della natura si possa intravedere il tentativo di copiare l'opera di Allah. 
Ha avuto importanti effetti anche sull'arte cristiana: a ridosso della predicazione di Maometto(pbsl), è nata l’eresia pauliciana, che più in là avrebbe rappresentato l'antesignana dell'iconoclastia.
L'artista musulmano tradizionale, rinunciando a copiare il mondo fisico, si è creato una sua propria lingua artistica universale, capace di soddisfare simultaneamente requisiti spirituali ed estetici. Come gli antichi Egizi, che hanno tentato di vincere la morte ritraendo l’eternità nella loro arte, e i Greci, che hanno scelto il corpo umano come espressione di perfezione divina, i Musulmani, con la stilizzazione e l'astrazione, si sono impegnati a descrivere i valori spirituali dell'uomo.




Evitando il naturalismo, che include l'uso dello spazio tridimensionale, della prospettiva e della modellistica della figura umana in luci e ombre, e liberandosi quindi dalla soggezione ad ogni arte occidentale, l’Arte Islamica figurativa ha guadagnato una sua propria identità e la legittimità fra gli Arabi, i Mongoli, i Persiani, gli Indiani e i Turchi. Con la stilizzazione delle forme che appartengono agli esseri viventi, l'artista musulmano poteva appagare la sua ispirazione creativa e contemporaneamente aderire alla sua fede religiosa.


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