La conoscenza
dell’Arte islamica non può dirsi completa se non si affronta il
tema dell’irrappresentabilità di Dio e quello della
rappresentazione della figura umana.
Studiosi e non, in
Oriente e in Occidente, credono che l’arte figurativa nell’Islam
sia proibita, o quantomeno tollerata, solo dai Musulmani sciiti.In Occidente, quando
si parla di Arte figurativa islamica, si pensa solo alle miniature
iraniane che, a causa della loro diffusione, sono diventate la forma
di arte figurativa islamica più conosciuta (e per molti la sola Arte
islamica).
Gerusalemme-Cupola della Roccia |
In realtà, nel
mondo arabo, la rappresentazione figurativa fu coltivata fin
dall'inizio dell’Islam, in forma spettacolare e monumentale, come
possiamo vedere nei mosaici della Moschea della Roccia a Gerusalemme
e della Grande Moschea degli Omayyadi a Damasco.
moschea degli Omayyadi a Damasco |
Albero della Vita - Moschea degli Omayyadi a Damasco |
Le arti della
calligrafia e dell'astrazione non si svilupparono nel mondo musulmano
per compensare o sostituire l'immagine vivente e proibita, ma
fiorirono in parallelo alla pittura figurativa. Scrittura e pittura
erano rami della stessa arte: il calligrafo e il pittore usavano il
calamo nella stessa maniera.
La proibizione
della rappresentazione della figura umana nell’Islam non si applica
alle immagini eseguite a scopo decorativo, si applica solo
all'immagine della Divinità che è irrappresentabile (pratica già
radicata nel monoteismo abramico che si oppone al politeismo
idolatra).
Le due frasi attribuite al Profeta:
Le due frasi attribuite al Profeta:
“Nel giorno del
Giudizio agli artisti potrebbe essere chiesto di ricreare le loro
opere; e, se non riusciranno, saranno puniti severamente”-“Quelli
che saranno puniti più severamente da Dio nel giorno del Giudizio
saranno i pittori e gli scultori".
Le frasi che hanno
ispirato regole relative alla rappresentazione della figura umana,
furono spesso interpretate erroneamente come una proibizione
assoluta.
L’Islam è una
religione basata sulla logica, la motivazione che sta dietro ai detti
profetici era di evitare l'idolatria, non di scoraggiare la
creatività artistica.
La proibizione
riguardava solamente statue e ritratti eseguiti a scopo di
venerazione ed in luoghi di preghiera.
Le frasi del Profeta(pbsl) furono pronunciate in un periodo di idolatria e servirono a
dissuadere i nuovi convertiti all’Islam dall’essere blasfemi e
dal venerare le immagini invece della divinità. Quando questa
condizione viene meno, allora il dipinto figurativo e la scultura,
divenuti uguali all’arabesco non-figurativo, sono totalmente
accettabili.
Come potremmo
accettare, se così non fosse, il fatto che il Profeta(pbsl), entrando
nella Kaaba dopo la caduta della Mecca, avrebbe coperto il ritratto
di Maria e Gesù con le sue mani per proteggerlo dalla distruzione
mentre, seguendo le sue indicazioni, i Musulmani stavano facendo a
pezzi e cancellando statue e immagini di idoli pagani?
E come avrebbe
Maometto(pbsl) permesso a sua moglie Aisha di tenere un cuscino con figure
di animali nella sua stanza? E l’ortodosso e rigoroso Califfo Umar
avrebbe usato un incensiere decorato con figure, che aveva portato
dalla Siria, per profumare la moschea a Medina?
In conclusione:
un'immagine qualunque è riconosciuta come un elemento dell’Arte
profana, purché non rappresenti né Dio né il volto del Profeta(pbsl),
mentre le figure umane sono accettabili ovunque eccetto nei luoghi di
preghiera.
La ritrattistica di
messaggeri divini, profeti e santi, è evitata per due ragioni,
primo, per impedire alle loro immagini di diventare oggetti di
idolatria, secondo, perché nessuna riproduzione potrebbe veramente
rappresentare alla perfezione le qualità dei santi, uomini e donne.
L'arte figurativa
può inserirsi perfettamente nell'universo dell’Islam e può
partecipare direttamente all'economia spirituale della religione, a
patto che non ecceda i giusti limiti.
Delle tre grandi
religioni “missionarie” -Buddhismo, Cristianesimo e Islam-
impegnate ad indirizzare il mondo e gli uomini verso Dio, ognuna
secondo i propri mezzi, il solo Islam ha rifiutato di servirsi a
questo scopo del sussidio dell'arte pittorica. Si potrebbe aggiungere
a conclusione che il rifiuto della rappresentazione figurativa
naturale nell'Islam non è basato su una proibizione legale iscritta
nel Corano, essa esprime il rifiuto a vedere l’uomo sostituire se
stesso al Creatore nel tentativo di imitare le forme naturali. In sé,
l'atto creativo dell'artista non è considerato perfido o
detestabile, come alcuni storici dell’arte ritengono; è anzi
piuttosto il contrario, poiché Dio stesso usa l'esempio del vasaio
che modella l'argilla per indicare il Suo proprio atto creativo: "ha
generato l'uomo di argilla,
come il vasaio".
Può diventare colpa e peccato solo se l’opera che ha creato dà
all’uomo (all’artista umano) l'illusione di avere aggiunto egli
stesso qualcosa alla creazione, e genera in lui la tentazione di
vantarsi, cosa che nell'Islam è considerata come il peggiore di
tutti i peccati, poiché ha l'effetto di porre la creatura a livello
del Creatore.
E’ dovuto inoltre
alla sensibilità religiosa dei musulmani, timorosi che alla
riproduzione delle forme umane possa corrispondere il peccato di
idolatria, proibito dal Corano, e che nell'arte come imitazione della
natura si possa intravedere il tentativo di copiare l'opera di
Allah.
Ha avuto importanti
effetti anche sull'arte cristiana: a ridosso della predicazione di
Maometto(pbsl), è nata l’eresia pauliciana, che più in là avrebbe
rappresentato l'antesignana dell'iconoclastia.
L'artista musulmano
tradizionale, rinunciando a copiare il mondo fisico, si è creato una
sua propria lingua artistica universale, capace di soddisfare
simultaneamente requisiti spirituali ed estetici. Come gli antichi
Egizi, che hanno tentato di vincere la morte ritraendo l’eternità
nella loro arte, e i Greci, che hanno scelto il corpo umano come
espressione di perfezione divina, i Musulmani, con la stilizzazione e
l'astrazione, si sono impegnati a descrivere i valori spirituali
dell'uomo.
Evitando il
naturalismo, che include l'uso dello spazio tridimensionale, della
prospettiva e della modellistica della figura umana in luci e ombre,
e liberandosi quindi dalla soggezione ad ogni arte occidentale,
l’Arte Islamica figurativa ha guadagnato una sua propria identità
e la legittimità fra gli Arabi, i Mongoli, i Persiani, gli Indiani e
i Turchi. Con la stilizzazione delle forme che appartengono agli
esseri viventi, l'artista musulmano poteva appagare la sua
ispirazione creativa e contemporaneamente aderire alla sua fede
religiosa.
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